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  Pierre Bourdieu

 
   

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Décès de Pierre Bourdieu :(
 

 
   

 


Pierre Bourdieu

 PIERRE BOURDIEU
 SOCIOLOGO DELLA DISCORDIA.



LUCIANO GALLINO, La Repubblica, Pagina 42 - Cultura, VENERDÌ, 25 GENNAIO 2002.

 


 

Lo studioso francese scompare dopo lunga malattia a settantuno anni. Fra i pochi a dimostrare i limiti della globalizzazione da sempre critico di ogni establishment.

La maggior parte delle opere di Pierre Bourdieu sono di difficile lettura anche per chi fa il suo stesso mestiere, figuriamoci per il pubblico o per gli studenti. Complessità letteraria del linguaggio, ardue implicazioni epistemologiche, struttura pluricentrica del testo hanno sempre richiesto al lettore di Bourdieu un impegno fuori del comune prima di arrivare ad apprezzarne i contenuti. Tuttavia, se si dà un'occhiata nella Rete si scopre che i riferimenti a Bourdieu sono oltre 38.000. Nessun sociologo contemporaneo appare altrettanto citato nel Web. Ad esempio il pur famoso Alain Touraine, suo strenuo (e sconfitto) competitore una dozzina di anni fa quando si trattò di accedere al Collège de France, si ferma a meno di 15.000.

Poiché come indice di pubblica affermazione il Web è oggi più significativo e stabile che non la Tv, vien da chiedersi come un autore concettualmente così ostico sia diventato così popolare. Una risposta possibile è che Bourdieu, sin dagli inizi intellettuale "contro", "sociologo della discordia", da sempre oppositore e critico di ogni forma di establishment – anche di sinistra – abbia visto i tempi muoversi in modo tale da farne risaltare la posizione, più che adoperarsi di proposito per conquistarsi un ampio spazio mediatico. Quando pubblicava I delfini: gli studenti e la cultura (Guaraldi 1971; orig. 1964), o La riproduzione: teoria del sistema scolastico ovvero della conservazione dell'ordine culturale (Guaraldi 1972; orig. 1970), ambedue con la collaborazione di J.C. Passeron, non c'era forse studioso europeo di scienze sociali che non dicesse, seppure con minor incisività, cose simili a quelle che diceva Bourdieu. Ossia che sono i figli delle classi superiori ad accedere in maggior numero alle migliori scuole, ad uscirne con i voti più alti, e combinando tutto ciò con il capitale di relazioni sociali delle loro famiglie vanno poi rapidamente ad occupare le posizioni più alte nell'economia, nella pubblica amministrazione, nella cultura. E anche quando lavorava, negli anni '60, alla monumentale ricerca su La distinzione: critica sociale del gusto, intervistando oltre 1200 soggetti circa le loro personali preferenze in tema di musica, arte, teatro, arredamento e letteratura, (Il mulino, 1983; orig. 1979) Bourdieu dava una ulteriore prova di originalità e ampiezza di analisi, ma restava tutto sommato nella corrente principale degli studi sociologici sui rapporti tra società e cultura.

Per contro, un quarto di secolo dopo, in tutta Europa, non soltanto i sociologi, ma anche economisti e scienziati sociali d'ogni specialità, si impegnavano nel dimostrare che la globalizzazione reca soltanto benefici, lo sviluppo economico ha eliminato la povertà, le classi sociali non esistono più e i progetti di demolizione dello stato sociale vanno incoraggiati per il bene comune. In Francia, come in Europa, Bourdieu si trovò quindi pressoché solo a dire, e a cercar di dimostrare con la ricerca, che non era tutto vero, quando non era vero il contrario. Tra le sue opere impegnate in questo senso va ricordata anzitutto la straordinaria Misère du monde (1993), fondata su una cinquantina di lunghe interviste raccolte con un sapiente impianto metodologico. Sono racconti dal quotidiano di donne poliziotto e lavoratori interinali, magistrati e operai, funzionari e disoccupati che la società ha escluso o in altri modi ha sconfitto, non per loro colpa. D'un tono così drammaticamente alto, nella loro immediatezza, da far dire che per una volta almeno la ricerca sociologica ha scavato nell'esperienza e nelle emozioni delle persone più di un buon romanzo.

Con queste e altre opere successive Pierre Bourdieu si è sottratto alla quasi generale trahison des clercs che ha contraddistinto gli anni '90 e i primi anni del nuovo secolo. I giovani, soprattutto, lo hanno capito e seguito, quelli che non si riconoscono più in quasi nulla ma che hanno conservato, quanto meno, la voglia di vedere al di là dell'apparenza delle cose così come sono loro dipinte. Quella capacità che i clercs avrebbero dovuto, dovrebbero, aiutare a formarsi, ma per la quale la maggior parte di loro non sembra abbiano più il tempo o la motivazione. Dal consenso dei giovani Bourdieu è stato quasi travolto, e certo la sua sovraesposizione mediatica avrà fatto alzare più di un sopracciglio tra coloro che votarono a suo tempo per conferirgli l'austera cattedra al Collège de France. Ma il "sociologo contro" non sembrava preoccuparsene più di tanto.
   

 

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