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  Pierre Bourdieu

 
   

sociologue énervant

 
   

 

Décès de Pierre Bourdieu :(
 

 
   

 


Pierre Bourdieu

 Bourdieu, sociologo di tutte le battaglie.
  È morto l'intellettuale per anni protagonista del dibattito pubblico e politico.




SIMONA SERAFINI , Avvenire, 25 GENNAIO 2002.

 


 

Pierre Bourdieu, "il sociologo di tutte le battaglie", uno degli ultimi grandi intellettuali "made in France", è morto mercoledì notte in un ospedale parigino. Il cancro che lo consumava da tempo ha avuto ragione dei suoi 71 anni. Sui media francesi, pur sottomessi ad una logica commerciale crescente, come egli sosteneva, la notizia ha fatto l'effetto di una bomba. Con Pierre Bourdieu, filosofo, direttore di studi all'"Ecole des hautes études en sciences sociales", professore al Collegio di Francia, non scompare solo l'accademico fondatore di una scuola della sociologia critica della modernità, ma anche un protagonista dell'impegno sociale e politico. Bourdieu è stato sempre, e soprattutto negli ultimi dieci anni, un intellettuale preoccupato di intervenire nel dibattito pubblico, che si trattasse di combattere il governo Juppé, deciso secondo lui a interrare lo stato sociale, o di sostenere i "sans papiers", gli immigrati clandestini. Il tutto nella più pura tradizione francese, da Zola e da Sartre. 

Il libro che gli diede la fama internazionale, pubblicato nel 1964 insieme a Jean Claude Passeron, fu Les héritiers (Gli eredi). Quattro anni prima del Sessantotto il filosofo tracciava un'analisi del sistema universitario francese, cinghia di trasmissione dello statu quo sociale e delle differenze culturali ed economiche. Da allora la sua analisi ha toccato i temi più diversi, come l'arte, la letteratura, la politica, i media, la dominazione maschile. E' del 1993 La miseria del mondo, un'inchiesta sulla sofferenza sociale, che conobbe un formidabile successo di pubblico. In quello stesso anno il Cnrs gli attribuì la medaglia d'oro per aver "rigenerato la sociologia francese, associando in permanenza il rigore sperimentale con la teoria fondata su di una grande cultura in filosofia, antropologia e sociologia". 

La battaglia degli ultimi dieci anni è stata quella contro il neoliberismo sotto tutte le sue forme. Nel 1992, in un'intervista a Le Monde rivendica il diritto e il dovere della critica, in particolare contro i politici che praticano "il pensiero unico": "Non esiste democrazia effettiva senza un vero contropotere critico. L'intellettuale rappresenta uno di questi, e di prima grandezza". 

Le sue ultime energie sono andate alla lotta contro la mondializzazione, autentica "sottomissione alle leggi del commercio". Primi strumenti di questa sottomissione, i media: in Domande ai veri padroni del mondo, Bourdieu denuncia: "Il potere simbolico, che nella maggior parte delle società era distinto dal potere politico o economico, è oggi riunito tra le mani delle stesse persone che detengono i grandi gruppi di comunicazione, cioè l'insieme degli strumenti di produzione e di diffusione dei beni culturali". 

Il sociologo Luc Boltanski, direttore di studi all'"Ecole des hautes études en sciences sociales", ha espresso ieri sulle pagine di Le Monde un giudizio in chiaro-scuro. Dopo aver ricordato la grande qualità del professore Bourdieu, di cui è stato allievo alla Sorbona negli anni Sessanta- Settanta, Boltanski giudica meno positivamente il suo lavoro di ricercatore: "Bisogna distinguere un'opera importante e discutibile, nel buon senso del termine, dalla specie di agit-prop degli ultimi anni, coltivato da un gruppo di seguaci dogmatizzati. Come Lacan, aveva attorno un piccolo gruppo di seguaci autoproclamati che funzionavano come una setta politica e che si servivano di questa appartenenza come di un mezzo per fare carriera".
  

 

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